Mariella Mehr: Tutto il mondo è un esilio
E’ scomparsa a 75 anni la scrittrice e poeta rom Mariella Mehr, nella Zurigo dove era nata.
Tra tutti i libri che ho letto in vista delle interviste di Incontri il suo La bambina è stato fra i più crudi e violenti, difficili davvero da dimenticare. Della storia della persecuzione degli zingari in Svizzera, durata fino al 1974, e dell’Eugenetica, la teoria e pratica che prevedeva di isolare i cosiddetti “anormali” togliendoli alle famiglie e mettendoli in istituti o in cliniche psichiatriche, si sa davvero poco. E i romanzi e le poesie della Mehr danno un’idea molto precisa di cosa è successo nell’arco di mezzo secolo, non solo in Svizzera.
“Esilio – diceva la Mehr in quest’intervista realizzata al Festivaletteratura di Mantova nel 2006 – non è solo quello dalla Svizzera, per me tutto il mondo è un esilio. Dove ci si sente veramente bene? dove ci si sente bene con tutto il corpo, con il cervello, insieme, in armonia? Devo dire anche che per me vivere non è una necessità.”
Dentro la sua scrittura, nei romanzi, nelle storie c’è un fortissimo livello di violenza. Da dove arriva e come l’ha trasformato in scrittura?
“Io sono nata in un mondo molto violento. Era la prima cosa che ho conosciuto da piccola ed è normale che me ne preoccupi, perché è la violenza che ha formato la mia vita, ma oggi questa violenza non è più la mia vita. Non scrivo più in modo così autobiografico. Oggi m’interessa la violenza in tutto il mondo, perché come si potrà trasformare questa violenza in una forma diversa di parlare insieme, di discutere insieme, di vedere i problemi che abbiamo insieme?”
La vita di Mariella Mehr è stata segnata da un “progetto”, quello dell’associazione dal nome paradossale “Pro Juventute”, che voleva eliminare tutti i rom della Svizzera. “Non hanno più lasciato entrare gli zingari stranieri, durante la guerra c’erano tanti zingari che chiedevano asilo, e non potevano entrare. Noi (oltre 600 bambini, n.d.r.) ci hanno divisi da mamme e papà, ci hanno messo in asili o, come me, già a cinque anni in una clinica psichiatrica. Poi ho vissuto i problemi della violenza, ma non solo contro i rom, ma la violenza in questo mondo. E questo mi ha spinto a scrivere ancora di più e non ho ancora trovato la risposta su questo problema.”
Nell’intervista, di cui si può leggere qui il testo completo, ripreso dalla pagina delle Teche Rai, Mariella Mehr raccontava come divenne padrona della lingua tedesca. “Per sei mesi nella mia adolescenza sono stata in un istituto, per iniziare il ginnasio ma dopo sei mesi ho finito, perché ero troppo pericolosa per gli altri e queste suore avevano una biblioteca meravigliosa. Io mi sono fatta una chiave per questa biblioteca. Ma prima che per leggere, per sentire … questo odore dei libri. E poi ho cominciato a leggere, ho cominciato veramente dalla A alla Z Ho letto tutte le notti sotto le coperte con la lampada. Così a tredici anni ho conosciuto Sartre, Nietzsche, perché essendo loro tutte universitarie, avevano il diritto di avere questi libri in biblioteca. E leggendo si impara una lingua, si trovano le parole. Un essere umano che non legge non può scrivere.”
Ascoltarla era una lezione per tutti, anche sulla possibilità di essere felici a dispetto di una vita infinitamente travagliata.
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