La rubrica Incontri fortemente voluta da Roberto Morrione
Era l’estate del 2000 quando, dopo 27 anni dedicati allo sport, come dirigente prima, come studioso e giornalista poi, decisi di chiudere quell’esperienza che mi aveva stancato e che sentivo esaurita. Chiesi a Roberto Morrione, da poco direttore di Rainews24, di occuparmi d’altro e mi misi a disposizione sua e della redazione. Passarono solo due giorni e lessi, sul sito del canale, una breve scheda su una riedizione di I nostri antenati di Italo Calvino (lo scrittore che trovo sempre sugli incroci più importanti…). Erano dieci righe un po’ miserelle in cui si citava il “repackaging arancione” e non si diceva neppure da quali tre classici (Il visconte dimezzato, Il barone rampante, Il cavaliere inesistente) fosse composta questa raccolta. Bussai alla porta del Direttore e gli dissi, senza timori né dubbi: “Io potrei fare molto meglio, che ne dici di una rubrica libri, che non c’è?”
Narrativa per forza
Detto fatto, convocò una riunione, proposi una rubrica che presentasse libri soprattutto di saggistica, perché quelli leggevo e tra quelli mi muovevo bene. Si era in cinque, tre votarono, Morrione compreso, per una rubrica di narrativa. “Ma io non ne leggo”, obiettai timidamente. “Vorrà dire che adesso ne leggerai” rispose Roberto con il sorriso sornione di cui era capace quando voleva far passare le sue proposte. Il caso volle che dopo soli cinque giorni ci fosse la quarta edizione del Festivaletteratura a Mantova, che il libro che mi aveva colpito fosse Che tu sia per me il coltello di David Grossman e che per una serie di coincidenze fortunate Grossman concesse solo a me l’intervista, che allestii nel Giardino segreto di Isabella d’Este a Palazzo Ducale. Il risultato fu eccellente, l’esperienza proseguì e pochi mesi dopo, messi a segno altri bei colpi (Pontiggia, Citati, conferenza di Gorbaciov e qualcos’altro), partì la rubrica Incontri, per scelta e volontà precisa del Direttore, con molti mugugni tra colleghi e dirigenti che non vedevano interviste letterarie e “fuori del tempo” (mai su un solo libro, mai sulla stretta attualità) come organiche e funzionali a un canale all news.
Dalla rubrica al sito
Fu sempre Roberto Morrione a favorire l’avvio di una sezione del sito dedicata a ospitare non solo i video ma anche i testi integrali delle interviste (il prode Stefano Lamorgese, co-équiper di questa Città di Isaura e Diego Mencarelli, creatore anche di questo sito furono tra gli artefici). Rappresentavo un’eccezione nella redazione e in qualche caso dovetti difendermi dalle accuse di “stare a casa a leggere nelle ore di servizio”, ma del resto per incontrare il Premio Nobel Saramago (due mesi dopo l’avvio della rubrica) non potevo che tuffarmi in migliaia di pagine mai lette. Morrione sostenne sempre la rubrica Incontri e me, garantendomi la totale indipendenza nella scelta degli autori e nel taglio dei servizi da 12′ ciascuno. Un suo parere non lo faceva mancare mai, di approvazione o con suggerimenti per il futuro. Difese anche la diversità di Incontri dalla forma sperimentale di produzione del canale, dove tutti i giornalisti dovevano apprendere a girare e montare in proprio i servizi, senza problemi per la perdita di qualità. Ma, di fronte a fior di letterati, era fondamentale, secondo Roberto Morrione, garantire la massima qualità della mia attenzione durante l’intervista e del prodotto nelle riprese e nel montaggio. E anche questo argomento Roberto lo impose. Gradualmente coinvolgemmo, di tanto in tanto, altri redattori (Flaviano Masella, Zouhir Louassini, Silvana Pepe, Luigia Sorrentino e altri). Il settimanale divenne un po’ per volta un piccolo gioiello riconosciuto pian piano da tutti. E fu confermato negli anni successivi da Corradino Mineo.
Grazie a Roberto e al Premio Morrione
A quasi vent’anni dall’avvio di questo programma (andato in onda dal 2000 al 2009), che ora ritrova vita nella ripubblicazione delle Teche Rai, sento per Roberto Morrione una profonda gratitudine. La sua era una visione ampia delle forme del giornalismo e della necessità di approfondimenti che superassero le contingenze e il “momento per momento”. E nel gestire una redazione complessa, seppe far convivere persone, punti di vista, esperienze molto diverse tra loro. Grazie a lui e grazie a chi da anni, attraverso il Premio giornalistico Morrione, ne tiene in vita il ricordo, il sapere, la passione da trasmettere alle nuove generazioni di giornalisti e di fruitori dell’informazione.
(Luciano Minerva)
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