Alice nelle figure di Gianni Rodari

https://youtu.be/bt42iYxo9Qg

Pioveva. Non si poteva scendere in cortile e la televisione trasmetteva un programma noioso. Che fare? Alice prese di malavoglia dallo scaffale un vecchio libro di favole illustrato. Guardò la prima pagina con uno sbadiglio, ma alla seconda pagina era già tutta attenzione, come una lumachina quando caccia le corna. Alla terza pagina era così interessata che cascò nel libro a capofitto.
La pagina era interamente occupata da un’illustrazione della favola sulla bella addormentata nel bosco. Aurora dormiva chissà da quanti anni nel grande letto coperto di fiori, intorno a lei dormiva tutto il reame.
Soltanto Alice era sveglia e stava seduta sugli stivali del principe Filippo che giungeva a liberare Aurora dall’incantesimo. Nel cadere dentro il libro però Alice aveva fatto un certo fracasso.
La bella addormentata aprì un occhio e con voce esile domandò:
– E’ arrivato il principe?
– Sono io, Alice.
– Oh, ma è tutto sbagliato! Io aspetto un principe: mi deve svegliare con un bacio. Tu che c’entri con le favole?
E la bella principessa si mise a singhiozzare con tanta afflizione che Alice, per la confusione, cadde nella pagina di sotto, dove il lupo, infilatosi nel letto della nonna, con la bianca cuffia sulla testa pelosa, aspettava di divorare Cappuccetto Rosso:
– Eccoti, finalmente! – Esclamò il lupo digrignando le zanne.
– Calma, calma! – implorò Alice, – Io non sono Cappuccetto Rosso: lei non ha il diritto di mangiarmi.
– Né a pranzo né a cena?
– Ma nemmeno a merenda!
– Ora vedremo -. E il lupo Si alzò a sedere sui cuscini.
Alice si tuffò in un’altra pagina. Anzi, per la fretta, ne attraversò un centinaio e andò a cadere nell’ultima illustrazione del libro.
– Se ti interrogano, – mormorò una voce nelle orecchie, – devi rispondere che sei la governante del marchese di Carabas.
– Io!? Del marchese?…
– Proprio tu. Qui tutto, per mio ordine, appartiene al Marchese di Carabas. Quando passa il re cerca di non sbagliarti, perché, altrimenti, sono guai.
Era il gatto con gli stivali, naturalmente. Tra i baffetti gli volava un sorriso furbo, più svelto di un’ape.
– Ma è una bugia, –  protestò Alice. – Io non posso dire bugie.
– Nelle favole è permesso, – sentenziò il gatto.
– Ma io non appartengo alle favole: Io vengo dal mondo delle cose vere!
– allora tornaci! – esclamò il gatto. E afferratala per la coda di cavallo, la posò fuori del libro.
Alice guardò dalla finestra. La pioggia era cessata: si poteva scendere in cortile a giocare.

 

Il testo di “Alice nelle figure”, letto da Michela Cesaretti Salvi è tratto da Le favolette di Alice di Gianni Rodari, illustrazioni di Valeria Petrone. Einaudi Ragazzi

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Città Isaura

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