L’adesione di Nuove Tribù Zulu alla Carta: “Entrare nel flusso sonoro del nostro respiro”
Le Nuove Tribù Zulu sono un gruppo musicale nato nel 1991, con la scelta di suonare per le strade e i vicoli di Roma, con i primi concerti tra Campo dei Fiori e piazza Navona. «Suonare nel teatro “naturale” della strada – scrivono nel loro sito – fu una scelta consapevole per cercare nuove ispirazioni e sperimentare spazi artistici possibili, gioia, libertà, poesia, amore e soprattutto verità nell’incontro con quell’umanità che vive, respira e anima le strade della città […]
(Foto Giulia Razzauti)
La parola africana Zulu significa “Gente del Cielo”. Camminanti sempre in movimento, siamo partiti con questo nome guerriero con la voglia di cercare, comunicare, condividere, sognare e soprattutto trasformare qualcosa dentro di noi attraverso la grande energia della musica. Per noi la musica è vibrazione, possibilità di cambiamento, incontro con gli altri, scambio, crescita, evoluzione; abbatte i muri creati dalle religioni, dalle ideologie, dalle differenze etniche. La razza è una: l’Umanità.» Dal primo album, Sulla strada, al più recente, Rosa e fuoco (2019), la band ha percorso molte strade e decine di migliaia di chilometri. E’ stato segnato profondamente dalla ricerca spirituale e sociale intrapresa a metà degli anni novanta al Centro Età dell’Acquario Monteluce in Umbria, fondata e diretta da Cesare De Bartolomei, a cui sono seguiti molti viaggi in India, e l’incontro, in più occasioni, con il popolo Rom.
A Mumbai (dal video di NTZ)
Il gruppo è composto da Andrea Camerini: voce, flauto traverso, Paolo Camerini: basso e contrabbasso Ludovica Valori: fisarmonica, pianoforte, trombone. Tra i collaboratori più assidui Egidio Marchitelli: chitarre, Mario Caporilli: tromba e flicorno, Francesco Pradella: batteria.
Nell’aderire alla Carta del Respiro Andrea Camerini ha scritto per noi queste righe:
«Se vogliamo entrare nel mistero della nostra origine cosmica che ci accomuna, dobbiamo necessariamente entrare nel flusso sonoro del nostro respiro naturale, il “prana”, maestro di ogni cosa dell’esistenza, dispensatore di vita: è attraverso il respiro che prendono forma e si accendono le nostre parole o le melodie di un canto. Riconoscere il Sé originario significa riconoscere la forma del respiro.
La nostra ricerca musicale a 360 gradi, ci ha portato negli anni a viaggiare molto verso l’India, dove abbiamo approfondito come il suono e la musica possano essere mezzi concreti per arrivare a comunicare al cuore dell’essere umano, al di là delle barriere culturali, linguistiche, religiose e razziali. Il suono esiste nella relazione con chi ne percepisce la vibrazione, ed è questa la premessa fondamentale in cui la musica può trovare la sua identità come momento d’incontro, di ascolto, di condivisione e unità, alla ricerca di un respiro unico, libero dalle costruzioni della mente umana che troppo spesso giudica ed etichetta, limitata e ricolma del seme dell’egocentrismo.
Come Nuove Tribù Zulu aderiamo alla “Carta del Respiro” perché in questo difficile momento storico di divisioni e fazioni, ci sembra di fondamentale importanza, ricordarci e salvaguardare il valore della vita umana come riflesso luminoso di quel primo respiro originario, quel punto di infinita densità che ha generato una moltitudine di forme con la sua espansione. Come diceva Sai Baba: “Gli esseri sono molti ma il respiro è uno soltanto”; ed è per questo che il sacro respiro che risiede in ognuno di noi, dovrebbe essere tutelato e protetto.
Sarà proprio una nuova respirazione che porterà la specie umana verso la sua prossima evoluzione? Forse siamo come quel pesce che divincolandosi, fuoriesce da mare con un salto quantico, tentando di sopravvivere sul bagnasciuga, provando a cercare un’altra respirazione, un modo altro di essere e di esistere.»
(Foto Collettivo fotografico Guidonia)
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