Silenzi e pause nei dialoghi e fra le pagine dei libri. Incontro con Nicole Krauss

«Si ha l’impressione – scrive Erri De Luca nella sua prefazione – che gli incontri siano stati lunghi, con pause di silenzi non incalzati, da dover riempire. Fanno parte del tempo di una visita.» Ha colto un elemento essenziale e a suo modo invisibile. Ma che ogni lettore sensibile può cogliere.
Come parlare di questi silenzi? Come descrivere le pause? Quanto, nel pieno delle righe scritte, si affaccia e si può leggere il vuoto delle parti bianche? È un tema che, man mano che passano gli anni, mi affascina sempre di più. Non a caso fra le ultime correzioni di Un filo di voci ho cambiato il titolo di un capitolo da “La pace fuori e dentro di noi” in “La parola nasce dal silenzio”. E’ la parte del libro in cui metto in connessione un giornalista di cultura occidentale come Tiziano Terzani, un romanziere di cultura ebraica come David Grossmane un monaco e una monaca buddhisti vietnamiti come Thich Nhat Hanh e Chan Khong. Tra loro apro un dialogo immaginario, intrecciando brani dai loro libri e le parole che dicono.
Fu Tiziano Terzani, prima di iniziare l’intervista, il giorno del nostro primo incontro, a chiedere due minuti di meditazione per essere più consapevoli delle parole che avremmo detto. Fu con Thich Nhat Hahn e Chan Khong che sperimentai nel mio primo ritiro (essenziale per avere l’intervista) il “Nobile silenzio”. Fu nello studiolo di Isabella d’Este, che attraversai con David Grossman per raggiungere il Giardino segreto scelto come luogo dell’incontro, che scoprii che la più grande donna mecenate del nostro Rinascimento aveva scelto come simbolo araldico la pausa musicale.

https://www.teche.rai.it/2021/06/nicole-krauss-mantova-palazzo-ducale-2008/

E proprio il tema del silenzio e delle pause fu al centro della mia ultima intervista, a Mantova otto anni dopo, con la giovane scrittrice americana Nicole Krauss, che di questo aveva scritto in La storia dell’amore, scegliendo di lasciare, in alcune pagine, molto bianco.
È l’incontro con lei, di cui scrivo verso la fine del libro, che mi piace riproporre. Un filo di voci è anche un libro sull’ascolto. E non c’è ascolto migliore di quello di chi sa fare silenzio anche in se stesso. Buon ascolto e buona visione.

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Città Isaura

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